La gente vuole andare al cinema proprio per dimenticare l’incalzare degli avvenimenti. Nè vuole che dallo schermo gli piovano adosso lezioni politiche o etiche. La gente ne sa abbastanza della sua infelicita e non vuole sentire parlare. Non vuole la pedagogia e l’indottrinamento. Vuole divertirsi. I film delle sale devono essere oggetti di consumo, come tutto il resto, in cui non vi sia traccia di inquietudine, di malessere. Questo è il momento che attraversiamo. Insomma l’indifferenza, per non dire la diffidenza, non ha mai pungolato nessun ingegno.
Non è facile lavorare senza committenza, senza sapere per chi si lavora. Non abbiamo quella dello spettatore, che sta a quardare la televisione, nè quella dei mediatori, poichè i distributori si sono ormai ridotti a gruppi di mercanti esigui, pericolanti, terrorizzati e ignoranti. Non abbiamo nemmeno il pungolo della critica, in genere esterofila, americanista, magari tutta presa dal culto del film dell’orrore, da altre bizzarrie, ma spocchiosa verso il film italiano ambizioso.
Per fare un film bisogna avere, oggi, molta follia e molto amore per il cinema. E questo è probabilmente, l’unico aspetto positivo della faccenda.
Elio Petri